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Meditazioni sul Purgatorio
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30 NOVEMBRE. LA MADONNA E IL PURGATORIO
Tra il Purgatorio e la terra vi può essere uno scambio di
aiuti potenti ed un affetto che lega chi milita e chi si purga.
Chi vive solleva e libera l’anima dalle sue pene e, suffragando, si santifica. Chi si purga, riceve e dà; salvato poi dal Purgatorio, attira al cielo il liberatore: «Un amico fedele è rifugio sicuro».
Il divoto delle anime purganti:
a) Anzitutto avrà il bene di convertirsi ed acquistare la
remissione della colpa ed anche della pena dei peccati proprii. Chi libera gli altri: concepirà vivo dolore delle proprie
colpe, avrà la grazia di sante confessioni, farà penitenza con
diligente premura, acquisterà le indulgenze della Chiesa.
Le considerazioni che fa sul purgatorio e l’aiuto delle preghiere delle anime purganti da lui soccorse opereranno santamente sopra il suo cuore.
b) Inoltre eviterà le colpe veniali, che sono altra causa per
cui tante anime cadono in purgatorio.
Il peccato veniale, considerato con l’occhio del mondo, è
un piccolo male; ma considerato alla luce del fuoco del purgatorio, è un male grande; sebbene non sia la morte, come il
peccato grave. Se un peccato veniale, per esempio una bugia,
costasse anche solo un’ora di fuoco, chi non la eviterebbe ad
ogni costo?
c) L’accettazione della morte ed il ricevere i SS. Sacramenti per tempo è uno dei mezzi più sicuri, più efficaci per
tutti onde in morte acquistare la remissione della pena che
dovremmo scontare in purgatorio. Chi assiste l’infermo sia
sollecito di avvertirlo in tempo e di prestargli tutti i soccorsi
e aiuti spirituali necessari in quei momenti.
Con la divozione alle anime purganti acquistiamo molto
aumento di grazia su la terra e di gloria nell’eternità. Infatti è
un perfetto esercizio delle virtù teologali. Esercitiamo la fede: poiché questa divozione ci fa entrare in un mondo invisibile e adoperarci con tanto ardore per esso come se lo vedessimo con i nostri occhi... La fede nella comunione dei Santi,
negli effetti del Santo Sacrifizio, nel potere della Chiesa.
Esercitiamo la speranza: questa virtù, dice un pio scrittore, la
cui mancanza si fa purtroppo sentire anche in anime di vita
spirituale. Speriamo per quelle anime l’applicazione dei meriti di Gesù Cristo; speriamo ricompensa anche per noi del
bene loro fatto e la remissione della stessa pena dovuta a noi.
Esercitiamo la carità: verso Dio, che aspetta quelle anime; e
verso Gesù Cristo, che per loro salvezza ha data la vita; verso
il prossimo poiché è una sete cocente ed un desiderio acceso
di veder Dio che le punge e tormenta.
Il pensiero del purgatorio ci fa diventare uomini spirituali
e ci distacca dalla terra. Ricorda i novissimi.
Allorché pensiamo sempre alla terra, siamo terreni; quando pensiamo all’eternità, diventiamo «uomini di eternità».
Di qui il detto: «In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e
non cadrai mai nel peccato».
Chi tiene l’occhio ben fisso a
quello che ci attende alla fine della vita, saprà guidarsi cristianamente e saggiamente nel cammino.
Il purgatorio ricorda la morte: essa che ci stacca dalla vita; essa che ha buttato il corpo in una fossa e l’anima
nell’eternità. Ricorda il giudizio: dove l’anima fu trovata
bella, ma non ancora del tutto monda, degna del paradiso, ma
non ancora atta ad un ingresso immediato. Ricorda l’eternità
dove si riceve il premio od il castigo delle nostre opere; in
vita possiamo sempre convertirci, riparare, farci santi; ma
nell’eternità è immutabile la nostra sorte. Ricorda: inferno e
paradiso poiché l’anima vi è come sospesa a metà. Essa è sicura però del cielo, che sospira come un affamato il pane.
La divozione ai defunti ci fa più cristiani, più buoni, più
spirituali adunque.
Vi sono tre mezzi per suffragare i defunti [da parte di persone] che presentemente intendono le cose spirituali.
a) La santificazione delle opere comuni. Sono le azioni
che si compiono nel corso della giornata, abitualmente. E
cioè i lavori comuni, le comuni occupazioni dello stato o
della professione, le medesime cose in apparenza indifferenti, come il cibarsi, il riposarsi e simili. Con esse possiamo
mandare continui suffragi; poiché sono opere d’ogni giorno.
Suffragi che sono preziosi perché l’umiltà e la semplicità li
rendono accetti a Dio.
Bastano queste condizioni: che siano fatte in grazia, con
retta intenzione, con diligenza, siano opere buone o almeno
indifferenti.
b) L’esame di coscienza quotidiano. Esso perfeziona ed
abbellisce l’anima nostra. E questo è lavoro che ha molta
parte soddisfattoria. Richiede infatti lo studio di perfezionarci, la vigilanza su di noi, il pentimento delle nostre colpe,
l’aspirazione continua ad amare tutti i giorni più il Signore.
c) La semplicità di cuore. È dessa quella rettitudine nei
nostri sentimenti, pensieri, intenzioni, aspirazioni per cui il
nostro cuore tende direttamente al cuore di Dio. La semplicità è opposta a tortuosità, finzione, raggiro.
L’anima semplice è come un candido bambino; oggetto
quindi delle Divine compiacenze. A questa anima Dio dà
quanto chiede, poiché, dice S. Francesco di Sales, l’anima
semplice rapisce il cuore di Dio. Quell’anima manda a Dio
dei suffragi che ottengono tanto facilmente la Misericordia
Divina.
Il Purgatorio ci anima a farci santi. In esso vediamo punite
anime per leggerissime imperfezioni: occorre che le evitiamo.
Ecco il consiglio di S. Agostino: «Ciascuno si impegni a
emendarsi così bene da non dover subire alcuna pena dopo la
morte».
E col medesimo S. Agostino ognuno di noi dirà: «Signore,
purgatemi in questa vita e rendetemi così mondo che io non
abbia bisogno del fuoco del Purgatorio nell’altra vita».
PRATICA: Anime benedette, voi penate, e chiedete soccorso a
me; io sono in tanti pericoli e bisogni, e aspetto [aiuto] da voi. Ebbene, per questa settimana (mese od anno) io offro per voi tutte le
mie preghiere ed opere buone, specialmente. E voi ricordate le mie
necessità: liberatemi dai miei pericoli, ottenetemi specialmente la
grazia... E la prima di voi ad entrare in cielo non cessi di supplicare
per me la Divina Misericordia finché ancor io sarò arrivato.
Benedica questo patto il Divin Cuore.
GIACULATORIE: «Pio Signore Gesù, dona loro il riposo eterno».
Indulg. di 300 giorni applicabile solamente ai defunti
(Rescritto S. C. 18 marzo 1909).
«Ti preghiamo, dunque, libera dalle fiamme del Purgatorio le
anime che hai redente col tuo prezioso sangue».
Indulg. di 300 giorni ogni volta (Pio X, 13 settembre 1908).
«Mio Dio, vi offro per le anime del purgatorio tutti gli atti di
amore coi quali il Sacro Cuore di Gesù vi ha glorificato in questa
stessa ora, quando era sulla terra».
Indulg. di 300 giorni ogni volta (Pio X, 12 ottobre 1908).
FRUTTO
Novena dei morti
in suffragio delle anime sante del Purgatorio
La devozione verso le sante anime del purgatorio: (raccomandarle a Dio perché Egli le consoli nelle loro pene tanto grandi, e
perché le riceva al più presto nella sua gloria), ci è di grande profitto, poiché queste anime benedette sono sue spose per tutta
l’eternità, riconoscenti generosamente verso quelli che loro ottengono la liberazione da quel carcere o un conforto nei loro tormenti.
Certamente appena arrivate in Cielo si ricorderanno di coloro la cui
preghiera le ha soccorse.
Secondo una pia credenza, Dio manifesta loro le nostre preghiere: così in contraccambio esse pregano per noi. Queste anime
benedette non possono più, è vero, pregare per se stesse, essendo in
questo luogo come vere colpevoli che soffrono soddisfazione per i
loro peccati; ma essendo beniamine di Dio, possono pregare per
noi ed ottenerci le grazie.
Per ottenere qualche grazia, Santa Caterina da Bologna ricorreva alle anime del Purgatorio e subito era esaudita; «perché per
mezzo di queste aveva ottenute grazie più facilmente che non col
ricorrere ai Santi del Cielo».
D’altra parte, innumerevoli sono le grazie ottenute per loro intercessione, dicono le pie persone...
Noi desideriamo il soccorso delle loro preghiere; è adunque nostro dovere di soccorrerle coi nostri suffragi: questo è giusto.
Nostro dovere, ho detto, perché la carità esige che nelle necessità del prossimo noi vi portiamo assistenza!... Sempre in questo
fuoco che è molto più tormentoso del fuoco terreno; private della
vista di Dio: questa è la pena più dolorosa di tutte le altre.
Tra esse, pensiamo, forse vi è nostro padre, nostra madre, fratelli, sorelle, parenti, amici..., che attendono il nostro soccorso.
Regine sante, ma impotenti per sé; esse devono anzitutto saldare il proprio debito; quindi ardente coraggio per soccorrerle, e con
tutte le forze.
Facendo questo, noi siamo molto accetti a Dio, ci acquistiamo
grandi meriti; e queste anime, riconoscenti, ci ottengono abbondanti grazie, specialmente la salute eterna.
Io tengo per certo questo: un’anima liberata dal Purgatorio coi
nostri suffragi, dice continuamente a Dio appena è arrivata in Paradiso: «Ah, Signore! ah! colui che mi ha tolta dalla prigione, colui
che mi ha aiutata nel venire a godere più presto la vostra visione,
ah! non permettete che egli si perda!».
Che tutti i fedeli si occupino a sollevare ed a liberare le benedette Anime del Purgatorio: con Messe, elemosine, o almeno con
preghiere.
Tale è lo scopo mio nel pubblicare questa Novena. (S. Alfonso
de’ Liguori, Vescovo).
Divota novena per le anime purganti
Raccomandiamo a Gesù Cristo ed alla sua santa Madre tutte le
anime del Purgatorio, specialmente e più particolarmente l’anima
di coloro per cui siamo obbligati a pregare. Offriamo a Dio in loro
suffragio le seguenti orazioni, considerando le grandi pene che patiscono quelle sante spose di Gesù Cristo.
I. Molte sono le pene che quelle anime benedette patiscono; ma
la maggiore è il pensiero che esse, coi loro peccati commessi in
vita, sono state la causadei dolori che soffrono.
O Gesù Salvatore, io tante volte ho meritato l’inferno; ora quale
pena sarebbe la mia, se io fossi già dannato, nel pensare di avermi
io stesso causato la dannazione? Vi ringrazio della pazienza che
avete avuta con me. Mio Dio, perché Voi siete Bontà infinita, io vi
amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso.
Vi prometto di morire prima che ancora offendervi; datemi voi la
perseveranza, abbiate pietà di meed abbiate pure pietà di quelle
anime benedette, che ardono in quel fuoco. Madre di Dio, Maria,
soccorretele voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie e quelle spose
Che son tanto tormentate
O Gesù, ché Voi le amate,
Consolate per pietà.
II. L’altra pena che molto affligge quelle anime benedette, è il
tempo perduto in questa vita, in cui potevano acquistare più meriti
pel Paradiso, e che a questa perdita non vi possono più rimediare:
poiché finito il tempo della vita, è finito anche il tempo di meritare.
Ah! povero me, Signore, che da tanti anni vivo su questa terra,
e non ho acquistato altro che meriti per l’inferno, Vi ringrazio che
mi diate ancora tempo di rimediare al male fatto. Mi pento, mio
Dio così buono, di avervi dato disgusto; datemi il vostro aiuto, onde la vita che mi resta io la spenda solo a servirvi e amarvi; abbiate
ancora pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle anime sante
che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con
le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
III. Un’altra grande pena tormentaquelle anime benedette, ed è
la vista spaventosa dei loro peccati che stanno purgando. In questa
vita non si conosce la bruttezza dei peccati, ma ben si conosce
nell’altra, e questa è una delle maggiori pene che patiscono le anime del Purgatorio.
O mio Dio, perché voi siete bontà infinita, io vi amo sopra ogni
cosa e mi pento con tutto il cuore d’avervi offeso. Vi prometto di
morire prima che ancora offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle anime
che ardono nel fuoco. E Voi, Madre di Dio, soccorretele con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
IV. La pena poi che affligge maggiormente quelle anime, spose
di Gesù Cristo, è di pensare che in vita colle loro colpe hanno dato
disgusto a quel Dio che ora amano tanto. Alcuni penitenti, anche
su questa terra, pensando d’aver offeso un Dio così buono, sono
arrivati a morire di dolore. Le anime del Purgatorio conoscono assai più di noi quanto è amabile Dio. E lo amano con tutte le forze;
quindi, pensando d’averlo disgustato in vita, provano un dolore che
supera ogni altro dolore.
O mio Dio, perché Voi siete bontà infinita, mi pento con tutto il
cuore d’avervi offeso. Vi prometto di morire prima che ancora offendervi; datemi la santa perseveranza, abbiate pietà di me e abbiate ancora pietà di quelle sante anime che ardono nel fuoco e vi
amano con tutto il cuore. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi
con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
V. Un’altra pena grande di quelle anime benedette è lo stare in
quel fuoco e patire, senza sapere quando finiranno i loro tormenti.
Sanno per certo che saranno liberate un giorno; ma l’incertezza di
quando giungerà la fine del loro penare è per esse un tormento
grande.
Misero me, Signore, se mi aveste mandato all’inferno! Sarei
certo di non uscire più da quel carcere di tormenti. Vi amo sopra
ogni cosa, Bontà infinita, e mi pento con tutto il cuore d’avervi offeso. Vi prometto di morire prima che ancora offendervi; abbiate
pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle sante anime che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le
vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
VI. Quelle benedette anime, quanto sono consolate alla memoria della Passione di Gesù Cristo e del Santissimo Sacramento
dell’Altare, poiché per mezzo della Passione si trovano salve e per
mezzo della Comunione e delle Messe hanno ricevuto e ricevono
tante grazie, altrettanto sono tormentate dal pensiero di essere state
ingrate in questa vita a questi due benefici grandi dell’amore di
Gesù Cristo.
O mio Dio, Voi anche per me siete morto e tante volte Vi siete
dato a me nella SS. Comunione, ed io Vi ho pagato sempre
d’ingratitudine. Ma ora Vi amo sopra ogni cosa, mio sommo Bene,
e mi pento più che di ogni male di avervi offeso. Vi prometto di
morire prima ancora di offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle povere
sante anime che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
VII. Accrescono poi la pena di quelle anime benedette tutti i
benefizi particolari ricevuti da Dio; come: l’essere nate in paesi
cattolici, l’essere state aspettate a penitenza e perdonate dei loro
peccati. Sì, perché tutti fanno conoscere maggiormente l’ingratitudine che hanno usato con Dio.
Ma chi più ingrato di me, o Signore? Voi mi avete aspettato con
tanta pazienza, più volte mi avete perdonato con tanto amore, ed io
dopo tante promesse tornai ad offendervi. Deh! non mi mandate
all’inferno, dove non potrò più amarvi. Mi pento, Bontà infinita, di
avervi offeso; prometto di morireprima ancora di offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me, ed abbiate ancora pietà di quelle sante anime. O Madre di Dio, Maria, soccorretele con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
VIII. Di più, è una pena troppoamara per quelle anime benedette, il pensare che Dio ha usato loro in vita tante misericordie
speciali, non usate agli altri; ed esse, coi loro peccati, l’hanno costretto ad odiarle e condannarle all’inferno, benché dopo, per sua
sola misericordia, abbia loro perdonato e le abbia salvate.
Ecco, Dio mio, uno di questi ingrati sono io! Ho disprezzato il
vostro amore e Vi ho costretto a condannarmi all’inferno. Bontà
infinita, ora Vi amo sopra ogni cosae mi pento con tutta l’anima di
avervi offeso; Vi prometto di morire prima ancora di offendervi;
datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate
pietà ancora di quelle sante anime che ardono nel fuoco. O Madre
di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
IX. Grandi sono insomma tutte le pene di quelle anime benedette: il fuoco, il tedio, l’oscurità, l’incertezza del tempo in cui saranno liberate da quel carcere; ma fra tutte, la pena maggiore di
quelle sante Spose è lo star lontane dal loro Dio e l’essere private
di vederlo.
O Dio mio, come ho potuto vivere tanti anni lontano da Voi e
privo della vostra grazia? Bontà infinita, io Vi amo sopra ogni cosa
e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso; Vi prometto di morire prima ancora di offendervi; datemi la santa perseveranza e non
permettete che io abbia a vedermi un’altra volta in disgrazia vostra.
Abbiate pietà, Vi prego, di quelle sante anime, alleggerite le loro
pene ed abbreviate il tempo del loro esilio, chiamatele presto a godervi faccia a faccia in Paradiso. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere e pregate anche per noi,
che siamo ancora in pericolo di dannarci.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
Per i nostri defunti. Del Beato Giacomo Alberione